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martedì 23 ottobre 2018

Quando la creatività fa bene: resoconto del primo convegno del Dipartimento di Arte e Spettacolo dell'Università Popolare Maitri

Da sinistra: Gaia Chon, Ivana Cecoli,
Jonathan Mastellari, Roberta De Tomi e
Atena
Di Battsista
Le arti e la creatività “fanno bene”. Come? Attraverso quali canali, strumenti ed esperienze? Ed, eventualmente, esiste una disciplina che fa “più bene” di altre? O si tratta di, citando una nota canzone italiana, una "questione di feeling”?
Se dovessi rispondere alle ultime due domande, sicuramente mi verrebbe da dire che la questione è quella del feeling. A ognuno, la sua o le sue, senza distinzioni di sorta o gerarchie precostituite. Ergo: mi appassiona quell'arte (o mi appassionano più arti), la (le) provo, la (le) vivo e quindi, mi fa (fanno) bene. Dunque questa risposta dipende dalle precedenti; diventa un “Sì” alla luce degli interventi che si sono succeduti durante il convegno “Le Arti del Benessere”.


mercoledì 17 ottobre 2018

La scrittura come cura di sé: tra le "Arti del benessere", la creatività che libera mente e cuore. Ne parlerò sabato 20 ottobre a Bologna.

Una volta, tanto tempo fa, tenevo un diario. Sapete, di quelli con il lucchetto e la chiavetta. Lo nascondevo sotto il materasso, immaginandolo immune da incursioni esterne. Povera illusa! Chissà quanti occhi e mani curiosi su di lui!
Ma non divago oltre: torno a noi. In quel diario raccontavo me stessa. Ogni pagina scandiva le mie giornate, indicate alla data scritta in alto. A quel tempo avevo una scrittura grande e arrotondata, come l'avevano altre bambine della mia età. A volte la pasticciavo, ma non mi facevo problemi perché lasciavo che i pensieri facessero il loro corso. Raccontavo le mie giornate, le mie emozioni, i miei sogni. E scrivevo, scrivevo, scrivevo, e a ogni segno tracciato mi sentivo più leggera. Vuoi perché di amici ne avevo pochi e i pensieri e le parole restavano chiuse nei recessi della mia mente rischiando pure di impolverarsi o di ristagnare (gli effetti ve li lascio immaginare), vuoi perché scrivere era un'esigenza, ogni giorno dedicavo almeno una pagina a questa attività. Così terminai il diario dopo alcune settimane e, quando lo ebbi riletto, iniziai a rielaborare quanto scritto. Stati d'animo relativi a situazioni più o meno piacevoli. Eventi che inizialmente mi avevano lasciato l'amaro in bocca o tante lacrime sulle guance, riletti successivamente mi fecero spuntare un accenno di sorriso. Come apparivano diversi, se rivisti a mente fredda! A quel punto, chiudevo il diario e uscivo con un senso di sollievo perché, in fondo, scrivere mi aveva fatto bene.
Scrivere fa bene per tante ragioni. Ve lo spiegherò sabato 20 ottobre al Circolo M'ama di Bologna, durante il convegno "Le Arti del Benessere".